PANDEMIA DI VAMPIRI A FUMETTI /3: Arriva la vampira Ylenia

Dopo la seconda avventura di Zagor contro il barone Bela Rakosi, passano molti anni prima che i vampiri tornino nelle storie dello “spirito con la scure”. Nel frattempo i vampiri sono però apparsi a intermittenza in altre testate della Sergio Bonelli Editore e ce ne occuperemo in seguito. Soprattutto è nato Dylan Dog che con il suo successo aumenta il tasso di horror in tutti i fumetti della Bonelli. Nell’agosto 1998 ecco quindi che i vampiri tornano anche su “Zagor”, con tre albi su testi di Mauro Boselli (in procinto di diventare uno degli artefici di “Dampyr”) e disegni di Raffele Della Monica. Il disegnatore delle due precedenti avventure vampiresche di Zagor, Gallieno Ferri, torna qui in veste di autore delle copertine.
Accanto a Bela Rakosi, che riappare per la terza volta, c’è un nuovo personaggio destinato a diventare ricorrente sulle pagine di “Zagor”: la vampira Ylenia Varga, dai “capelli rosso tiziano”.

Il conte Manfred Moor, capitano dei dragoni, è il promesso sposo di Frida Lang, un tempo grande amore di Zagor (“Zagor” n. 448, Vampyr). In Stiria, durante una tempesta, Manfred si ripara in una locanda con il suo attendente Janos. Lo stalliere Imre nota che i cavalli hanno due ferite vicino alla criniera ed esclama: “Vrkolak!”. Alla locanda, a bordo di una carrozza con l’emblema della Transilvania, arriva anche una misteriosa contessa, Ylenia Varga, accompagnata dal suo servitore Boris. Attratto dalla sconosciuta, Manfred le cede la sua camera e dorme nell’atrio della locanda. Nella notte, tra l’ululare dei lupi, Ylenia invita seduttiva il conte nella sua stanza. Mentre Boris fa entra nella locanda dei licantropi che fanno strage, Ylenia rivela la sua natura vampiresca e morde Manfred alla gola. Nello stesso momento, a Graz, Frida si sveglia di soprassalto dopo aver sognato Zagor e Manfred trasformato in vampiro. A Darkwood, intanto, Zagor riceve la lettera di un colonnello, Ferenc Korasi, che gli chiede di incontrarlo urgentemente. Insieme a Cico, lo “spirito con la scure” raggiunge il colonnello nella sua casa isolata tra le paludi, dove vive con l’amico e assistente Samish Pasha, ex ufficiale ottomano. Il colonnello colleziona libri sui vampiri e un tempo ha salvato Samish da un attacco di non-morti. In realtà il colonnello è un discendente di Bela Rakosi: il vampiro nemico di Zagor, infatti, ha cambiato nome anagrammandolo. Korasi spiega che il suo antenato è un arcivampiro (“la razza eletta dei figli della notte”) e racconta di averlo incontrato due volte, in un caso sul campo di battaglia, dove i vampiri bevevano il sangue dei feriti. Ora teme che Bela Rakosi stia tornando, alleato dei farkaskoldoi, lupi mannari non-morti dell’Ungheria. In effetti, Ylenia Varga e Manfred, contagiato dal vampirismo, è a bordo del Lady Godiva con una corte di lupi mannari. Frida è intanto arrivata in America, insieme a Janos e Imre, per rivedere Zagor e chiedergli aiuto nella ricerca di Manfred.

I lupi mannari assediano la casa di Korasi e sono respinti (n. 449, Il segreto di Frida Lang). Ma Ylenia, fingendosi vittima dei lupi, riesce a farsi ospitare da Korasi che però la smaschera quando nota la sua allergia all’aglio. Dopo aver tentato di uccidere Zagor, la vampira fugge e fa rapire Korasi dai lupi. Al colonnello spiega che lo ha sequestrato per ordine di Rakosi, il quale la iniziò alla vita delle tenebre tanti secoli prima. Frida è salvata da un attacco di lupi grazie all’intervento di Zagor, suo indimenticato amore. A lui la giovane racconta che al suo ritorno Manfred non si rifletteva negli specchi, svelando così di essere stato vampirizzato.
Bela Rakosi, ancora una volta resuscitato, si nasconde nella città fantasma di Blacktown: il paletto che lo trafisse mentre era sotto forma di pipistrello (nell’albo n. 189) non gli spaccò del tutto il cuore e una vecchia demente lo salvò dalle acque del fiume in cui era precipitato. A Blacktown ci sono anche Ylenia e Manfred, ma la vampira spiega a quest’ultimo che la sua fedeltà nei confronti di Rakosi è una finzione: in realtà Ylenia cerca vendetta, perché Rakosi uccise il suo fidanzato mentre tentava di impedire che fosse vampirizzata.

Mentre Zagor è sulle sue tracce, Rakosi lo fa attaccare da pipistrelli e rapisce Frida (n. 450, Il principe della notte). Zagor e Samish raggiungono Blacktown e, nel cuore di una miniera abbandonato, trovano la cella dove sono rinchiusi Korasi e Frida, accanto a Bela Rakosi che giace in una bara. Benché ferito, Zagor riesce a entrare nella celle e a battersi con Rakosi che però fugge. Lo scontro continua nella casa diventata covo dei vampiri, alla presenza di Ylenia e Manfred. Ma quando sopraggiunge Rakosi, la lotta si scatena tra lui e Ylenia, fino a che Zagor getta il barone nel fuoco della casa in fiamme. Prima che l’edificio crolli, Zagor e Ylenia si aiutano a vicenda per mettersi in salvo. Qualche tempo dopo, Zagor riceve una lettera da Frida: lo informa che Manfred migliora grazie a trasfusioni e alle cure del colonnello Korasi, aggiungendo che spera di tornare un giorno a Darkwood.

L’avventura è certamente caratterizzata dalla new entry nell’universo bonelliano: Ylenia Varga. Lo stesso Sergio Bonelli, nel suo articolo di apertura dell’albo n. 450, rende omaggio a due vampire che evidentemente ritiene imparentate con Ylenia: Carmilla di Joseph S. Le Fanu e Anne Parillaud, interprete di Amore all’ultimo morso.
Boselli, da parte sua, riprende nella sceneggiatura alcuni elementi dell’immaginario vampiresco (i vampiri possono entrare in una casa solo se sono invitati) ed evoca il lamento depressivo del Klaus Kinski/Nosferatu nel film di Werner Herzog: Ylenia, infatti, esprime la sua tristezza per non poter più vedere il sole ed è stanca dell’eternità imposta dalla sua condizione di vampira.
Per quanto riguarda i disegni, Dalla Monica si allontana dal tratto di Gallieno Ferri e preferisce uno stile classicheggiante alla Alex Raymond, con ripetuti omaggi a Gene Colan e al suo Dracula per la Marvel (i pipistrelli e l’aspetto di Rakosi, soprattutto nelle scene d’azione).

PANDEMIA DI VAMPIRI A FUMETTI /2: Bela Rakosi colpisce ancora

A quasi un decennio dalla prima avventura di Zagor contro il vampiro Bela Rakosi (un lancio pubblicitario definisce Rakosi “il più agghiacciante nemico di Zagor”), nel 1981 la Sergio Bonelli Editore pubblica una nuova storia con gli stessi personaggi, diluita in quattro albi. I disegni sono ancora di Gallieno Ferri, ma questa volta a firmare i testi non è Bonelli/Nolitta, ma Alfredo Castelli, in procinto di diventare uno degli uomini di punta della casa editrice grazie al suo personaggio Martin Mystère.

Nel villaggio di Starbuck (“Zagor” n. 186, Il popolo della notte), Cico è contattato segretamente da Molnar e Bator, gli zingari ungheresi della precedente avventura vampiresca: gli chiedono una provetta con il sangue di Zagor, in cambio di un amuleto dotato di presunti poteri miracolosi. Ingenuamente, il messicano accetta la proposta. (n. 187, Il ritorno del vampiro) Mentre si aggirano nella foresta, Zagor e Cico sono attaccati da pipistrelli, poi trovano in una grotta Bator, ucciso con un paletto nel cuore. Insospettito, Zagor decide di recarsi al villaggio di Fairmont per consultarsi con il dottor Metrevelic, ma questi è impazzito e vive recluso in un rudere, con un pentacolo di ostie intorno al letto e spara a chiunque si avvicina. Riacquistata lucidità dopo essere stato preso a pugni da Zagor, il dottore racconta che Albert Parkman, sopravvissuto al contagio nell’avventura precedente (dove era stato morso dal barone Bela Rakosi), ha sposato sua figlia Aline. La coppia è andata a vivere nel villaggio di Bergville, abitato da coloni slavi legati alla tradizione che si vestono come un secolo prima e hanno costruito case tipiche dei loro paesi d’origine. La ragazza però, racconta Metrevelic, è tormentata da strani sogni nei quali Rakosi la vuole come sposa. Inoltre il dottore è stato aggredito da Bator e ha scoperto che il mantello e le ceneri di Rakosi sono scomparsi.
Metrevelic teme che gli zingari vogliano eseguire un rito all’eclissi di luna per rianimare Rakosi, utilizzando il sangue dell’uomo che ha sconfitto il vampiro. A quel punto Cico confessa di aver dato a Molnar una provetta con il sangue di Zagor. Purtroppo è ormai tardi per fermare gli eventi: Molnar in una grotta compie il rito e resuscita Rakosi. Il barone medita vendetta e vuole creare il suo regno in America, facendo di Aline una regina non-morta.

Una bimba scompare da Bergville e quando ritorna a casa il fratellino Josif è istintivamente terrorizzato (n. 188, Il regno delle tenebre), sostiene che non sia lei e la allontana con un crocifisso. In effetti la bambina è diventata una vampira e non esita a mordere la propria madre. Presto si diffonde l’epidemia del vampirismo nel villaggio. Albert mette in guardia i suoi concittadini sul pericolo dei vampiri, ma nessuno gli crede e rapidamente ogni abitante di Bergville è trasformato in vampiro. Grazie all’uso di un pendolino, Zagor, Cico e Metrevelic hanno individuato la presenza del vampiro a Bergville e si recano al villaggio. Quando arrivano a Bergville, Molnar ha già preso il controllo dei vampiri del villaggio e gli ha ordinato di consegnargli tutti i loro beni. Molnar aizza i vampiri contro Zagor e i suoi, costringendo i nostri eroi a rifugiarsi nella chiesa di Bergville.

Molnar non è affatto fedele a Rakosi e progetta di eliminarlo (n. 189, L’orrendo contagio), ma il vampiro percepisce il pericolo e lo fa aggredire dagli abitanti di Bergville. Lo zingaro, però, si salva e tenta di impalare Rakosi: finirà con la schiena spezzata dal barone. Poi i vampiri danno fuoco alla chiesa, ma Zagor e i suoi due amici riescono a scappare grazie all’aiuto di Albert. Il piccolo Josif, sfuggito al contagio, porta Zagor nella grotta dove si nasconde Rakosi. Il vampiro ha già morso Aline e vuole ucciderla per farla risorgere come vampira, ma è bloccato da Zagor. Rakosi si trasforma in pipistrello, è colpito da un paletto lanciato da Albert e precipita in un torrente. Scomparso il vampiro, tutti gli abitanti di Bergville guariscono.

Lo sceneggiatore Alfredo Castelli ha sempre avuto una grande passione per il cinema fantastico e non poteva che seguire le orme di Bonelli, inserendo in questa avventura di Zagor diverse allusioni cinematografiche.
Se per l’avventura apparsa nei numeri 85-87 il riferimento principale era al film Dracula il vampiro, questo seguito cita più volte il secondo episodio della saga cinematografica di Dracula prodotta dalla Hammer: Dracula principe delle tenebre (1965), sempre diretto da Terence Fisher e con Christopher Lee nel ruolo del titolo. La resurrezione del vampiro dalle sue ceneri ripete infatti l’analoga situazione del film, che vedeva Dracula rianimarsi grazie al colare del sangue sui suoi resti.
Nel fumetto sono poi riprodotte con poche modifiche le tavole del n. 87 dove si assisteva alla morte del vampiro sotto i raggi del sole. Lo stesso espediente si trova in Dracula principe delle tenebre, dove un flashback iniziale ripropone la scena conclusiva del film precedente.

PANDEMIA DI VAMPIRI A FUMETTI: l’universo bonelliano

La Sergio Bonelli Editore, colosso del fumetto italico, in questa estate 2021 sta puntando molte carte sui vampiri. Oltre alla sua testata eminentemente vampiresca, “Dampyr”, ha avviato una saga di “Zagor” che durerà per cinque albi fino a novembre 2021, e un’avventura di “Martin Mystère” in due parti. Come sappiamo, un’epidemia provocata da un contagioso virus non può che riattivare l’interesse per il vampiro, emblema per eccellenza del contagio e delle paure ad esso connesse.
Cogliamo l’occasione per analizzare, in più puntate, i vampiri dell’universo bonelliano, significativo esempio di innesto del gotico e del fantastico nell’immaginario italiano, iniziando proprio dai primi albi a tema vampirico, quelli di “Zagor” a partire dal 1972.

Il primo vampiro che appare nei fumetti di Sergio Bonelli è il barone Bela Rakosi, destinato a diventare un avversario ricorrente di Zagor, “lo spirito con la scure” che agisce in un contesto western spesso contaminato da elementi fantastici.
I tre albi che presentano per la prima volta Bela Rakosi escono nell’estate del 1972, su testi di Guido Nolitta (pseudonimo di Sergio Bonelli, figlio del Bonelli creatore di “Tex”) e disegni dell’artista genovese Gallieno Ferri. Bonelli e Ferri sono i padri di Zagor, che hanno firmato insieme le sue avventure per anni.
I vampiri godono di una certa popolarità, in quel 1972. La Hammer ha appena sfornato i suoi tre film sulla vampira Carmilla e ha addirittura dedicato il titolo di una sua pellicola all’anno in corso: 1972: Dracula colpisce ancora!. I fumetti, in Italia, hanno conosciuto il successo della sexyvampira Jacula, la cui saga è iniziata nel 1969, e a settembre 1972 uscirà il primo numero di “Zora”. Non è strano, quindi, che Bonelli decida di far lottare il suo Zagor con un vampiro proprio nel 1972.

A Ocean City nel Maryland, Zagor e il suo partner Cico incontrano il loro vecchio amico Buddy Parkman e si prestano ad accompagnarne il figlio Albert in un viaggio come capo-carovaniere (“Zagor” n. 85, Angoscia). Tra i carri della carovana, uno è guidato da tre zingari ungheresi, Molnar, Bator e Toth, che si tengono sempre in disparte. Nel corso del viaggio un cane è trovato dissanguato e con due ferite alla gola, poi la carovana è attaccata da una tribù di indiani che accusano i viaggiatori di aver ucciso una ragazza del loro accampamento: anche la ragazza ha due segni sul collo. Non riconoscendo l’aggressore tra i membri della carovana, gli indiani si ritirano. Ma le sorprese del viaggio non sono finite: due malviventi rubano il carro degli ungheresi e Zagor si mette sulle loro tracce. Recuperato il carro, Zagor trova uno dei due ladri morto, con i consueti segni sul collo, e l’altro impazzito. Zagor, Cico e Albert giunti alla loro destinazione, Fairmont, devono recarsi dal barone Bela Rakosi per consegnare il carro degli ungheresi e farsi pagare il viaggio. Il barone vive in una vecchia chiesa abbandonata, nel cuore della foresta, accudito dal servitore Zoltan. Prima di incontrare il barone Rakosi, viene scaricata dal carro degli ungheresi una grossa cassa e i cavalli si imbizzarriscono (n. 86, Zagor contro il vampiro). Il maltempo costringe Zagor, Cico e Albert a passare la notte nella chiesa, dopo una cena alla presenza del barone. Rakosi, apparentemente cordiale e gentile, spiega che si occupa di scienza e botanica e che ha lasciato l’Ungheria per le troppe complicazioni politiche. Nella notte, Cico spuntandosi i baffi si ferisce al volto e suscita la sete di sangue del barone. Tra umoristiche gag, il vampiro tenta inutilmente di mordere Cico. Intanto Albert sta male: è pallido e privo di forze, tormentato da incubi popolati di pipistrelli. I tre amici devono quindi rinviare la partenza e alla sera Zagor e Cico conversano nuovamente con il barone. La mattina dopo Albert è peggiorato e Zagor decide di recarsi a Fairmont per parlare con il medico locale, il dottor Metrevelic, di origine jugoslava. Nel frattempo, Cico trova nella cripta della chiesa una bara dove riposa Rakosi: seguono altre gag con Rakosi che cerca di mordere Cico, ma il messicano allontana involontariamente il vampiro cucinando dell’aglio. Zagor torna alla chiesa con il dottor Metrevelic che visita Albert e spiega la sua teoria: si è occupato a lungo di vampiri, in patria, e ritiene che Albert sia vittima di un non-morto succhiatore di sangue. Convinto dal dottore, Zagor si apposta nella camera di Albert e ferma Rakosi prima che possa nuovamente mordere il giovane. Zagor lotta con Rakosi e riesce a trattenerlo fino al sorgere dell’alba (n. 87, Alba tragica): il vampiro sotto i raggi del sole si dissolve e restano solo il suo mantello e le ceneri, mentre Zoltan dà fuoco alla chiesa. Eliminato il vampiro, Albert sta subito meglio e viene affidato alle cure della figlia di Metrevelic, la bella Alina.

Nella sua presentazione alla ristampa di questa avventura di Zagor (Oscar Best Sellers, n. 627, 1995), Sergio Bonelli dichiarava che si tratta “di una storia a me particolarmente cara”, dove aveva voluto riproporre situazioni che lo attiravano e terrorizzavano nelle sale cinematografiche, apportando le variazioni che gli sarebbe piaciuto vedere sullo schermo.

I suoi riferimenti sono senz’altro legati al cinema, come spiegherà nella ristampa dell’avventura in “TuttoZagor” nel 1991: “La mia storia del barone Rakosi (tutti i vampiri, si sa, hanno preferibilmente nomi romeni o ungheresi, ossia transilvani) è stata un voluto omaggio al cinema di vampiri. Io vado pazzo per i vampiri: li sogno, li amo e persino li invidio; i vampiri sono immortali, affascinanti, eleganti, nottambuli e sanno volare (sia pure trasformati in pipistrelli, che sono comunque bestiole graziose, ancorché calunniate). Forse, chissà, non mi spiacerebbe essere un vampiro, da grande. Il mio unico rimpianto è che, per quanto mi sforzi, non riesco davvero a credere alla loro esistenza. Solo di tanto in tanto, quando dormo tutto solo nella mia casa cli campagna, preferibilmente con una bella luna che fa capolino tra i cipressi e con sinistri ululati di cani in lontananza, l’immaginazione mi permette di intravedere Dracula avvolto nel suo nero mantello tra i cespugli del mio giardino. Per un secondo avverto un fugace brivido… e ne sono felice! Ecco perché ho dato il mio meglio nella storia di Rakosi, mettendoci dentro un collage vampirico di tutto ciò che libri, film e fumetti mi avevano raccontato sui misteriosi signori della notte, dall’aglio, alle croci, alle bare, ai paletti di legno… La storia è venuta ricca di movimento e lunga quasi trecento pagine. Se non l’ho fatta durare cinquecento è soltanto perché contavo di realizzare un ‘ritorno del vampiro’. Il ‘ritorno’ poi c’è stato, ma, dati gli impegni del sottoscritto, è stato realizzato da Alfredo Castelli. In quanto alla fusione di umorismo e suspense, come sapete questa alchimia è una costante della saga di Zagor, inoltre volevo rendere così omaggio ai miei film di vampiri preferiti, che non sono i pur grandi Nosferatu o Dracula, ma quelli dove si rabbrividisce e si ride allo stesso tempo: come i lungometraggi della coppia Gianni e Pinotto (che incontrano, oltre a Dracula, tutti i mostri possibili), l’irresistibile Per favore non mordermi sul collo di Roman Polanski e il simpatico Amore al primo morso di Stan Dragoty (altro regista dal nome vampiresco!) in cui Dracula, aristocratico demodé, s’innamora di una scatenata giovane fotomodella. Come recita l’antico detto: ‘Il riso fa buon sangue’. E’ vero. Di queste cose i vampiri se ne intendono”.

La copertina del n. 86 di “Zagor” presenta un’ombra che ha la silhouette di Nosferatu, ma il principale riferimento di Bonelli sembra essere il film di Terence Fisher Dracula il vampiro (1958), rimasto impresso nella memoria italiana a oltre un decennio dall’uscita nei cinema. Nell’avventura di Zagor gli omaggi allo schema e alle situazioni di quel film della Hammer sono numerosi. E’ vero che Bela Rakosi prende il suo nome sicuramente da Bela Lugosi, precursore di Christopher Lee come Dracula cinematografico per eccellenza. Ma le fattezze di Rakosi sono direttamente ispirate a quelle di Lee, così come l’abbigliamento. Tra l’altro, Rakosi appare per la prima volta dall’alto di una scala, proprio come Christopher Lee in Dracula il vampiro. Da parte sua Cico per scacciare il vampiro crea una croce unendo un bastone e un grosso cucchiaio, una versione umoristica dell’espediente usato da Peter Cushing/Van Helsing in Dracula il vampiro, dove usava due candelabri con lo stesso scopo. La morte di Rakosi, disintegrato dal sole, è un ennesimo tributo al film del 1958. Viceversa, nel contesto comico delle schermaglie tra Cico e Rakosi emerge un’allusione al vecchio Dracula del 1931: quando il grasso messicano si accorge che Rakosi non si riflette in uno specchio, il vampiro scaglia a terra lo specchio distruggendolo, allo stesso modo di Bela Lugosi nel film di Tod Browning. Inoltre, i duetti comici tra Cico e Rakosi rimandano a Tempi duri per i vampiri (1959), con Renato Rascel e Christopher Lee.

Bonelli/Nolitta si rivela un lettore attento di testi vampirologici, citando Brucolachi, Vrolok e Vukodlak. I suoi vampiri seguono pedissequamente le “regole” del vampirismo sedimentate nell’immaginario tramite la letteratura e il cinema, come evidenziano le spiegazioni del dottor Metrevelic, versione un po’ buffa di Van Helsing e delle sue lezioni di vampirismo nel Dracula di Bram Stoker: “Si tratta di anime dannate il cui corpo, anche dopo la morte non riesce a trovare pace! Durante il giorno devono riposare nella stessa bara in cui sono stati sepolti la prima volta, ma, dopo il tramonto, riprendono vita fino all’alba, e, per ottenere il necessario vigore fisico, succhiano il sangue dalle vene dei malcapitati che trovano sulla loro strada! Pare che durante la loro vita notturna, acquistino una forza muscolare sovrumana, oltre alla facoltà di soggiogare le loro vittime con una sorta di ipnotismo che sprigiona dal loro sguardo! Dicono anche che possano trasformarsi in pipistrelli, per meglio insinuarsi nelle stanze della povera gente!”
Dalla tradizione filmica il vampiro zagoriano si discosta però per un particolare: Rakosi mangia e brinda con i suoi ospiti, al contrario del Dracula di Lugosi che notoriamente si sottraeva sia alla cena che ai brindisi (“Io non bevo mai… vino”).
Questa prima avventura che narra lo scontro tra Zagor e il barone Rakosi è stata più volte ristampata, anche a colori. Con il titolo “L’ombra del vampiro”, infatti, riappare nella Collezione storica a colori – I fumetti di Repubblica e L’Espresso nel 2012. Purtroppo la colorizzazione delle tavole non si presta ai chiaroscuri di Ferri, che perdono molto del loro fascino (più adatta al colore si rivelerà una successiva storia zagoriana, Vampyr, illustrata da Raffaele Della Monica e colorizzata per la stessa collana nel 2014).