VAMPIRI RECLUTATI PER IL POLITICALLY CORRECT

Anche i vampiri, loro malgrado, sono stati reclutati nella campagna ideologica delle major dell’intrattenimento per diventare testimonial del politically correct, in particolare della “inclusività”. Ecco, infatti, arrivare sugli schermi la serie televisiva Netflix dal titolo First Kill, in 8 puntate.

Tratta da un racconto della scrittrice per bambini e adolescenti Victoria Schwab (nell’antologia Vampires Never Get Old: Tales With Fresh Bite, 2020), la serie è stata lanciata puntando sul legame lesbico delle due protagoniste principali, la giovane vampira Juliette (Sarah Catherine Hook) e la cacciatrice di mostri Calliope (Imani Lewis). Nell’immaginaria cittadina degli Stati Uniti dove si ambienta la storia (popolata in passato da mostri) le due ragazzine non fanno scandalo per la propria omosessualità, ma perché appartengono a due famiglie rivali, i vampiri “originari” Fairmont e i cacciatori di mostri Burns.

Tra baci omosessuali a ripetizione, ogni dettaglio è studiato per veicolare una presunta “inclusività”: Juliette è bianca, Calliope nera, il miglior amico di Juliette è un nero gay, i “buoni” nemici dei mostri sono tutti neri e afroamericani, mentre i “cattivi” vampiri sono tutti bianchi e ricchissimi.
I vampiri dell’immaginario non avevano bisogno di First Kill per essere trasgressivi, basti pensare al lesbismo presente già nel lontano 1936 in Dracula’s Daughter. Ma in questa serie del Terzo Millennio non c’è più trasgressione, bensì conformismo nel proporre l’omosessualità come nuova normalità per indottrinare le giovani generazioni ai valori aggiornati della correttezza politica.

Il titolo, First Kill, allude alla prima uccisione (di un umano o di un vampiro) che le due protagoniste non hanno ancora compiuto. Così il tema della “prima volta” che dovrebbe turbare i teenager è spostato dalla sessualità all’omicidio.
A una sceneggiatura che ricorda gli autori cialtroni inventati dalla serie nostrana Boris (o che pare a volte una parodia di Beautiful) si aggiungono effetti speciali in CGI quanto meno rozzi (tra ghoul, zombi e mostri giganti vari), una sigla iniziale tra le più brutte nella storia delle serie tv, allusioni a Shakespeare paradossali e il tema dell’amore impossibile tra vampiri e cacciatori di vampiri stravisto.
Inevitabile il riferimento a Buffy l’ammazzavampiri, una serie che First Kill tenta di saccheggiare con l’ambientazione in una cittadina infestata da mostri e nella messa in scena di problematiche adolescenziali. Ma il confronto è impietoso e fa rilucere Buffy oltre ogni lode già espressa. Così come capolavori a confronto di First Kill appaiono le serie gemelle The Vampire Diaries e The Originals.

Tuttavia, come sempre avviene quando si tratta di vampiri, qualche elemento interessante non manca, dall’algida vampira borghese madre di Juliette interpretata da Elizabeth Mitchell (specialista di presenze in serie tv, compresa Lost) alla reiterata bevuta di sangue a tre (due vampiri che succhiano contemporaneamente dalle braccia di una sola vittima). E ci sono situazioni talmente grottesche da risultare spassose, come la scena in cui il padre di Juliette divora letteralmente in un boccone la suocera arcivampira.