Un mix di trucchi, pupazzi e oggetti o persone reali caratterizza le fotografie inquietanti di Joshua Hoffine, nato in Kansas nel 1973. Al suo repertorio di orrori non potevano mancare i vampiri, come dimostra questa scelta tra le sue opere.
Hoffine ha girato anche un delizioso cortometraggio (interpretato da sua figlia Chloe), con un vampiro / uomo nero (Bob Barber). Per vedere i circa quattro minuti del corto, clicca sull’immagine qui sotto.
L’immagine femminile, in chiave vamp/vampira, sembra efficace per propagandare merci di ogni tipo. Minacciano con il loro aspetto chi guarda, ma promettono sogni proibiti da vere predatrici. Qui quattro esempi.
Ancora vampiri in videocassetta con la serie “Hammer Horror”, lanciata nel 1988 dalla Warner Home Video britannica. Qui tre copertine della saga su Dracula con Christopher Lee e una dalla saga di Carmilla, tutte di produzione Hammer. Le copertine avevano come sfondo il disegno di un cimitero con teschi e alberi scheletrici.
Il legame tra vampirismo e sesso è notorio, ma fino a qualche anno fa sarebbe stato difficile immaginare che la parola “vampiro” o il nome “Dracula” potessero servire come richiamo pubblicitario addirittura per interventi di ringiovanimento vaginale. Eppure è proprio quello che è accaduto, con le tecniche cosmetiche Vajacula e Rejuvula, due trattamenti a base di trasfusioni che ringiovaniscono e rimpiccioliscono la vagina.
Tutto è cominciato quando il medico americano Charles Runels ha registrato i marchi “Vampire Skin Therapy”, “Vampire Facial” e “Vampire Facelift”. In sintesi, si tratta di una terapia per migliorare la tonicità del viso: alla paziente viene prelevato del sangue che è poi trattato per isolarne le piastrine e quindi iniettato nel viso, dopo aver praticato delle micropunture. Il dottor Runels ha trovato idoneo il richiamo ai vampiri per propagandare le sue tecniche, definite come PRP (Platelet-Rich Plasma, plasma ricco di piastrine), ma in realtà si tratta di “auto-vampirismo”, perché alle pazienti viene sottratto e poi reiniettato il loro stesso sangue. Lo slogan è “Use Your Blood to Rejuvenate Your Face…” (Usa il tuo sangue per ringiovanire il tuo viso…). Kim Kardashian su Instagram aveva annunciato entusiasticamente nel 2013 di essersi sottoposta a un trattamento di “vampire facial”, contribuendo al successo della terapia, salvo poi dichiarare che era stata una brutta esperienza e che non l’avrebbe mai più ripetuta, dato che le micropunture provocano sanguinamento e dolore, lasciando per qualche tempo il viso cosparso di segni rossi.
Visto il buon riscontro del trattamento per il viso con le iniezioni di sangue (con l’aggiunta di uno speciale flacone “Vampire” a base di Angelica cinese o “ginseng femminile”) l’intraprendente dottor Runels ha lanciato il “Vampire Breast Lift” che garantisce miglioramenti al seno grazie all’uso di plasma ricco di piastrine e alla rigenerazione dei nervi, correggendo irregolarità e asimmetrie, e suggerisce questa pratica persino come alternativa alla chirurgia plastica. Voci non confermate sostenevano che Jennifer Aniston si fosse sottoposta a questa ennesima forma di autovampirismo.
A quel punto mancava un passo ulteriore, per rispondere a richieste emergenti del pubblico affamato di cosmesi estrema, ed ecco inventato “Vajacula: The Vampire Facial For Your Vagina”. La procedeura è la stessa utilizzata per il viso, ma con l’obiettivo di “ringiovanire” la vagina e migliorarne la tonicità. L’azienda che promuove “Vajacula”, alludendo ovviamente a Dracula, promette anche di migliorare l’orgasmo e curare l’incontinenza urinaria con la stessa tecnologia
Il termine “vampire” e il richiamo a Dracula doveva sembrare profittevole, perché di lì a poco oltre oceano sono stati registrati i marchi “Dracula Therapy” (per la pelle del viso) e “Rejuvula” (per il ringiovanimento della vagina) dal britannico dottor Daniel Sister, che nei video promozionali si rivela vagamente somigliante a Nosferatu.
Il sogno dell’autovampirismo cosmetico ha però subito una battuta d’arresto nel settembre 2018 quando è stata chiusa una spa di Albuquerque, New Mexico, dove si praticava il metodo “Vampire facial” perché alcune pazienti avevano contratto HIV ed epatiti B e C. Il successo delle iniezioni di plasma, infatti, aveva portato imitatori senza scrupoli a usare sangue anche non proveniente dal paziente ma da donatori, con conseguenze gravi per l’assenza di precauzioni.